Pe’ mmare nun ce stanne taverne, recita un antico proverbio napoletano: “in mare non ci sono taverne”, non ci sono punti in cui sostare e riposarsi.
Il mare è quello della vita, un mare più o meno sconfinato e spesso periglioso; un mare in cui non si può fare altro che remare, anche con i venti contrari
e le onde avverse. Non ci si può fermare, per non rischiare il naufragio.
Papa Francesco, dal 27 marzo 2020, durante la preghiera straordinaria in tempo di pandemia, ha usato anch’egli l’immagine efficace del mare in tempesta, aggiungendo un dettaglio importantissimo: questo mare in tempesta ci accomuna tutti e tutti lo solchiamo navigando sulla stessa barca. Tutti: l’umanità intera, globalmente considerata, le nostre famiglie, le comunità, civili ed ecclesiali. Tutti ci troviamo in questo mare senza taverne, dove pare che anche la bussola funzioni poco e non ci aiuti a trovare l’orizzonte e recuperare la giusta direzione.
I marinai insegnano che per navigare sul mare, quando la notte è buia, bisogna alzare lo sguardo per scrutare le stelle: si deve cercare la stella
polare, che indica il Nord, per recuperare l’orientamento. Più che taverne, dunque, ai navigatori servono stelle, astri, esseri luminosi che, come dice la canzone,
“accendono Spirito nel buio”. Ognuno di noi può essere stella per gli altri e questo è l’augurio più bello che ci facciamo all’inizio del nuovo anno 2022, ricordando
anche l’insegnamento di Benedetto XVI nell’enciclica Spe salvi: «La vita umana è un cammino. Verso quale meta? Come ne troviamo la strada? La vita è come un viaggio sul mare della storia, spesso oscuro ed in burrasca, un viaggio nel quale scrutiamo gli astri che ci indicano la rotta. Le vere stelle della nostra vita sono le persone che hanno saputo vivere rettamente. Esse sono luci di speranza.» (Spe salvi, 49)
Buon anno allora...con l'augurio di essere, gli uni per gli altri, stelle luminose che guidano il cammino nel mare della vita!