TESTAMENTO SPIRITUALE
Secondo un’antica tradizione, negli ultimi giorni della sua vita Madre Antonia avrebbe fatto distruggere gli scritti che potevano riguardarla; anche suor Riccarda Longoni accenna a questo fatto e dice pure che la Fondatrice chiedeva a Dio di «non permettere che rimanesse memoria alcuna di lei dopo la morte». Sempre la tradizione ci ha riportato le ultime sue parole. Ad accoglierle c’erano dodici suore, una novizia e due postulanti.
"Lavorate sempre in vista dell’Eternità", ripeteva. "Oh come si lascia volentieri la terra, quando questa non ha mai servito che di scala per andar a Dio e portargli gloriose conquiste! Com’è dolce il momento dell’incontro con sì buon Padre! Coraggio, o figlie, o sorelle!, siate fedeli alla vostra Vocazione! Il Crocifisso, il Tabernacolo, il Rosario, ecco le vostre armi, le vostre torri di fortezza, il vostro verace conforto!".
“Il Crocifisso, il Tabernacolo, il Rosario,
ecco le vostre armi, le vostre torri di fortezza
il vostro verace conforto”
La tradizione è ricca di memorie sulla devozione di Madre Antonia al Crocifisso; nella biografia del 1913 si legge: «colla continua memoria di Gesù Crocifisso, animava tutte ad apprezzare le tribolazioni come dono più prezioso che ci assomiglia allo Sposo Divino»; come godeva «di aver qualche somiglianza col suo Sposo », come sia stata «avvezza ad abbracciarsi » alla croce ed adorarla e con quale trasporto, durante la sua ultima malattia, «la si vedeva stringere il Crocifisso» che era stato «il suo rifugio e il suo conforto».
Il mistero del Crocifisso è stato sempre presente e familiare, nelle incomprensioni personali, nelle sconfitte, nei rifiuti, nell’abbandono delle sorelle d’ideale, nell’amarezza dell’esilio. Ne è prova il fatto che non la si trova mai avvilita, ripiegata sulle proprie difficoltà, scoraggiata nelle sconfitte o ribelle nelle ingiustizie; la si vede invece silenziosa e paziente, sempre pronta a ricominciare e ad avanzare verso la meta che Dio le indicava. Madre Antonia ha sofferto e preso su di sé anche la croce degli altri.
Ella ha dimostrato con la coerenza della sua vita, con la sua azione e con i pochi scritti o norme che ha dettato per l’Istituto, che la Croce è l’albero della Vita. Alla sua morte le suore hanno voluto ritrarla con a fianco il Crocifisso.
È sintomatico che la Serva di Dio abbia accostato al Crocifisso l’Eucaristia: il mistero dove Cristo risorto perpetua la sua presenza e la salvezza si attualizza nel tempo. Non mancano testimonianze del fervore con cui si accostava alla «mensa degli Angioli». La frequenza alla Comunione sacramentale, era consigliata nelle Regole e prescritta in determinati giorni, nonostante fosse limitata dalla residua cultura giansenistica.
Nell’Abbozzo del 1913 suor Longoni parla di grande devozione al « SS.mo Sacramento [...]. Ne raccomandava alle sue figlie il rispetto, la venerazione e l’amore dandone sempre l’esempio. «Quando le avversità visitavano la comunità nascente, Madre Antonia non si scoraggiava, ma animava le suore con animo sereno e le invitava a pregare Gesù Sacramentato per attingervi forza e coraggio» Se poi guardiamo alla sua azione caritativa, a cominciare dalla giovinezza a Pasquaro fino al termine della vita, troviamo che Madre Antonia non solo ha amato l’Eucaristia, non solo ha pregato davanti al Tabernacolo, ma — se così si può dire — si è fatta eucaristia, offerta di sé al Padre con Cristo per la salvezza di tutti. Dall’Eucaristia ha attinto la sua gratuità nel dare e nel darsi; la disponibilità nelle varie e talora incomprensibili manifestazioni della volontà divina. Quella devozione era un vero alimento di vita, una ispirazione continua che la rese presenza incarnata nelle necessità dei fratelli per aprirli alla evangelizzazione, le diede la forza e la speranza nel volere ad ogni costo un Istituto che continuasse nel tempo l’annuncio di salvezza che è nell’Eucaristia.
Il Rosario è una devozione costante nella vita di Madre Antonia, la si trova già nella sua formazione giovanile e poi nell’ordinamento della prima comunità religiosa dell’Istituto, come preghiera giornaliera. Il rosario è un’ umile e sicura guida nella meditazione dei misteri della nostra salvezza che in Maria trovano il momento più alto di accoglienza e di contemplazione. Come lei Madre Antonia si dimostrò disponibile al volere di Dio, fedele all’impulso interiore dello Spirito, in un’attesa paziente e perseverante. Parole sue non ci sono pervenute, ma la sua storia personale e la storia della fondazione dell’Istituto dicono che la Fondatrice, a immagine di Maria, ha creduto alla «Parola», quella Parola che le premeva dentro con forza irresistibile e che ella seppe vedere scritta anche negli avvenimenti avversi.
Il Voto di verginità fatto «davanti alla Regina del cielo», quando, giovane adolescente, «offriva spontaneamente a Dio l’anima e il corpo suo» le preghiere serali, con la comunità, nell’oratorio del Ritiro davanti ad «una statuetta della Vergine», l’Ave Maris stella e le cinque decine del Rosario pregate ogni giorno sono piccoli segni, ma accompagnano un vivere quotidiano tutto dedito alla preghiera e all’azione caritativa. Anche nell’azione caritativa è possibile vedere il riferimento, al mistero di salvezza «universale» che nel Rosario trova il suo momento meditativo. Il servizio che la Verna propone e attua è per tutti e in ogni circostanza: senza esclusioni di persone, né limiti di tempo o categorie di bisogni. L’ «a gratis», proclamato con insistenza nella “Memoria delle Regole Principali”, richiama la gratuità assoluta della Concezione Immacolata di Maria su cui lei ha voluto fondare il suo Istituto.