Curia Generalizia
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25 settembre 20210. 25 settembre 2020.
Sono passati 10 anni dalla Beatificazione di Chiara Badano, una giovane ligure morta di tumore il 7 settembre 1990, all'età di 18 anni. Chiara Lubich, Fondatrice del Movimento dei Focolari cui anche "Charetta" apparteneva, l'aveva ribattezzata Luce: Chiara Luce, come quella che emanava dai suoi occhi e che ancora ci sorride attraverso le sue immagini.
Ma quale è il segreto della santità di questa ragazza sportiva, con tanti amici, che non brillava molto negli studi ma che sin da quando aveva 9 anni ed il suo parroco le aveva regalato un Vangelo, aveva deciso di non rimanere analfabeta del messaggio di Gesù? E' il vivere "stando al gioco di Dio" e dunque gustare la vita, goccia a goccia, assaporando ogni giorno, ogni attimo, ogni incontro, ogni attività. E' scorgere la presenza di Dio nelle cose piccole che ti accadono e dunque sempre dire: "Se lo vuoi tu, Gesù, lo voglio anche io". Chiara ha trascorso l'ultimo periodo della sua vita completamente allettata, lei che amava scorrazzare in bicicletta e motorino, incontrarsi con gli amici al bar del paese, nuotare e fare tuffi... Chi l'ha incontrata, ancora ricorda la luce dei suoi occhi e l'atmosfera di quella stanza, "piena di Dio". Qualche tempo prima di morire, in un messaggio registrato ai Giovani del Movimento dei Focolari, Chiara diceva: "Ho capito che se noi fossimo sempre in questa disposizione d'animo, pronti a tutto, quanti segni Dio ci manderebbe. ho compreso anche quante volte Dio ci passa accanto e non ce ne rendiamo conto". VOCE DI CHIARA LUCE
Ecco, santità è semplicemente cogliere Dio qui ed ora e vivere "da Dio" il momento presente, senza rimpianti per quello che era stato e senza pre-occupazioni per il futuro.
Ecco perchè Chiara Luce, anche nella malattia, nel dolore, sapendo di avere "i giorni contati" ( ma chi non li ha?) ha saputo dire: "Io ho tutto!" Ho tutto avendo perso tutto; ho tutto senza trattenere nulla. Ho tutto perchè possiedo la Sapienza di Dio, che è pura semplicità. Che mi insegna a contare i miei giorni, mettendoli a frutto. Qui ed ora.
Buon anniversario, Beata Chiara Luce! Prega per noi!
15 Settembre, l’Addolorata. Stabat mater dolorosa…
Alle madri di Beirut, di Benghazi, di Damasco e di Gerusalemme; alle madri di tutto il Medio Oriente ferito. Alle madri che attraversano i mari con i figli in braccio; a quelle che in quegli stessi mari muoiono. Alle madri dei campi profughi di tutto il mondo. A quelle che in quei campi non riescono neppure ad arrivare. Alle madri crocifisse con i loro figli dalla povertà, negli slums e nelle megalopoli della terra. Alle madri dei desaparecidos di ieri e di oggi. Alle madri delle vittime del terrorismo, del razzismo, dell’integralismo e di tutti gli ISMI che albergano nel cuore degli uomini. Alle madri che passano le notti in ospedale, a quelle che hanno i figli in una comunità di recupero. Alle madri con i figli in carcere.
Alle donne che piangono. Alle donne che stanno, che resistono ai piedi delle croci di questo mondo.
Maria, madre di tutte le madri che piangono, prega per noi.
Da una antica omelia di san Giovanni Damasceno:
« O figlia tutta santa di Gioacchino e di Anna, che apparisti nelle braccia di tua madre, alimentata dal latte materno! Figlia amata di Dio, onore dei tuoi genitori, generazioni di generazioni ti proclamano beata, come tu stessa affermasti con verità!
O figlia degna di Dio, bellezza della natura umana, riabilitazione di Eva, la nostra prima madre! Grazie alla tua nascita, colei che cadde fu redenta.
O figlia della razza terrena, che porti nelle tue braccia divinamente materne il Creatore! I secoli rivaleggiavano tra di loro per sapere chi avrebbe avuto l'onore di vederti nascere, ma il disegno fissato in anticipo da Dio, «che fece i secoli» pose fine a questa rivalità, e gli ultimi divennero i primi, essi a cui fu attribuita la felicità della tua Natività.
In verità, tu sei più preziosa di tutto il creato, perché soltanto da te il Creatore ricevette in condivisione le primizie della nostra materia umana. La Sua Carne fu fatta dalla tua carne, il Suo Sangue dal tuo sangue; Dio Si nutrì del tuo latte, e le tue labbra toccarono le labbra di Dio. O meraviglie incomprensibili e ineffabili! Nella prescienza della tua dignità, il Dio dell'universo ti amò; perché ti amò, ti predestinò, e negli «ultimi tempi» ti chiamò all'esistenza, e ti fece Madre per generare un Dio e alimentare il Suo proprio Figlio e Verbo.
O divino e vivente capolavoro, in cui Dio Creatore si rallegrò, giacché non è neanche per te che tu nascesti! Avrai prima la tua vita per Dio, ed è per causa Sua che venisti in vita, per causa di Chi servirai alla salvezza universale, affinché l'antico disegno di Dio, l'Incarnazione del Verbo e la nostra divinizzazione si compia tramite te.
Maria, figlia dolcissima di Anna. Come descrivere il tuo camminare pieno di serietà, i tuoi abiti, la grazia del tuo viso, la maturità del discernimento in un corpo giovanile? Il tuo modo di essere era modesto, lontano da qualsiasi lusso e da qualsiasi indolenza; il tuo camminare era grave, senza fretta, senza pigrizia; il tuo carattere era serio, temprato dal giubilo, da una perfetta riserva riguardo agli uomini - testimonianza di ciò è l'inquietudine che ti assalì quando l'angelo ti fece la proposta. Docile e ubbidiente ai tuoi genitori, avevi umili sentimenti nelle più alte contemplazioni, parola amabile, proveniente da un'anima pacifica. In sintesi: che altra degna dimora se non tu per Dio? Con ragione tutte le generazioni ti proclamano beata, o gloria insigne dell'umanità! Tu sei l'onore del sacerdozio, la speranza dei cristiani, la pianta feconda della verginità, perché è attraverso di te che la fama della verginità si estese ai confini del mondo.
. O figlia di Gioacchino e di Anna, o Sovrana, tu sei l'unica speranza e gioia, la protettrice della vita e, insieme a tuo Figlio, la riconciliatrice e solida garanzia di salvezza».
«Vi raccomando Febe, nostra sorella, diaconessa della Chiesa di Cencre: ricevetela nel Signore, come si conviene ai credenti, e assistetela in qualunque cosa abbia bisogno; anch'essa infatti ha protetto molti, e anche me stesso»: così Paolo presenta, all’inizio del capitolo 16 della Lettera ai Romani, Febe, di cui la Chiesa celebra la memoria ogni 3 settembre.
Diciamo che, nonostante il suo nome sia inserito nel martirologio romano e scritto sui calendari, di Febe conosciamo proprio poco ed è un peccato, perché questa donna ha davvero molto da raccontarci, nonostante le scarse notizie biografiche che su di lei sono state tramandate. Eppure Paolo, in soli due versetti, tratteggia un ritratto molto vivo e accalorato di Febe, presentandola come sua sorella, a lui apparentata da un legame molto stretto: la parentela della Grazia. Febe, continua Paolo, ha protetto lui e molte altre persone. Ha protetto, cioè si è presa cura: come una madre, come una donna. Di più, Febe è una ministra, una diaconessa, ossia una donna che, all’interno della comunità cristiana cui apparteneva -quella di Corinto- aveva un compito particolare di servizio, svolgeva un ruolo di leadership. Non era una “sacerdotessa” o aspirante tale, no; ma probabilmente viveva -come anche altre donne della Chiesa delle origini- una ministerialità tenera e materna, sull’esempio di quella di Maria, Madre della Chiesa. In questa veste, la tradizione dice, forse Febe è arrivata a Roma come portatrice della Lettera scritta dall’Apostolo a quella comunità: messaggera della Buona Notizia, missionaria che precede Paolo sui passi del Vangelo. Che bello! Che bello pensare che il messaggio più alto scritto da quest’uomo infaticabile, colonna della Chiesa, sia stato affidato ad una donna, affinché lo proteggesse con cura materna, lo porgesse con tenerezza e lo rendesse comprensibile a tutti, come solo le madri sanno fare.
Santa Febe, prega per la Chiesa che è a Roma e nel mondi intero: perché sia sempre più aperta e disponibile ad accogliere il ministero delle donne, tenero e forte, che sa prendersi cura e proteggere, instaurando legami di fraternità.
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