Africa 2018


Pubblichiamo la testimonianza di Chiara Banfi che da diversi anni trascorre un periodo in Africa nelle nostre missioni. Questo articolo si collega alla rubrica "Spazio Giovani" della rivista SCIC n.3 marzo 2019 dove è pubblicato un altro contributo con Anna Iula.

Inoltre, la proposta di pastorale giovanile SCIC 2019 vede i giovani protagonisti del percorso "IO SONO UNA MISSIONE" che ha luogo periodicamente a Roma, a Moiano di Vico Equense (NA) e Santo Stefano Arno (VA). Per maggiori info sui prossimi appuntamenti, consultate il nostro sito www.scicivrea.it e la pagina facebook Suore di Carità dell'Immacolata Concezione d'Ivrea. Vi aspettiamo!!!

A breve, pubblicheremo la proposta estiva 2019, #staytuned.

 

 

“Ehi, hai programmi per agosto? Torniamo a Veyula?”. Dopo aver ricevuto questa telefonata il cuore e la mente iniziano a viaggiare verso la Tanzania, verso la missione delle suore di Carità dell’Immacolata Concezione di Ivrea. Pian piano si concretizza l’ottavo viaggio in Africa; la preparazione è anche questa volta segnata dal desiderio di incontro, dalla voglia di ritrovare persone a cui sono legata affettivamente, di conoscere realtà sempre nuove, di incrociare sguardi, sorrisi e storie di vita che lasciano il segno per la loro intensità e a volte drammaticità! Queste attese non vengono mai deluse: sono stati 28 giorni intensi, non sempre facili, immersa in una realtà diversa dal mio quotidiano fatto di comodità e routine abbastanza regolari. Bhe, l’Africa questo non lo permette…a partire banalmente dal rituale anti zanzare: metti l’autan, esci, alla sera rimetti l’autan, copri il letto con la zanzariera, ti infili sotto le lenzuola, la zanzariera si sposta, hai la testa avvolta nella retina, cerchi di sistemarla e si sposta dal fondo del letto, finalmente è tutto al proprio posto, ci siamo, buona notte…ed eccola…bzzzzz…nooooo, ronza intorno alla zanzariera! Bhe, speriamo che il geco, gradito coinquilino, se la mangi prima che lei mangi me!!!! ;-)

Ma l’Africa non è solo questo, anzi è stato ed è molto altro rispetto a questo aneddoto. L’Africa è una strada lunga e dirittache da Dar Es Salaam porta a Veyula, strada che anche alle prime luci dell’alba è percorsa da persone a piedi o in bicicletta e ti chiedi a che ora sono partite da casa per portare la loro merce da vendere in città o sul ciglio della strada.

È camminare per le vie di Veyulamai da soli, ma sempre circondati da bambini sorridenti che fanno a gara per prenderti per mano, o ti rincorrono chiedendo una caramella, quegli stessi bambini che trovi all’asilo o in parrocchia e si divertono quando giochi con loro o cerchi di parlare la loro lingua.

È viaggiare su mezzi di trasporto inusuali, pigiati in 25 (più qualche gallina) su un mini bus che da noi potrebbe trasportare al massimo 15 persone e non sentirsi soffocare ma sentirsi parte di una comunità.

È commuoversi davanti alla dignitàdi chi ogni giorno si mette in fila alla mensa dei poveri per ricevere un pasto, forse l’unico del giorno. Una fila ordinata, senza la pretesa di arrivare per primi, di accaparrarsi la parte migliore. E cosa dire di Jhon che ogni giorno nonostante i suoi anni e la sua cecità percorre parecchi chilometri per arrivare alla mensa e che quando riceve un pezzo di sapone come regalo di compleanno ringrazia come se avesse ricevuto oro?! Non ci sono commenti, bisogna solo imparare.

L’Africa è garantire cureai malati del dispensario dove le suore, con tutta la loro professionalità e umanità, si prendono a cuore ogni situazione e si prodigano tra vaccinazioni, medicine, visite e piccoli interventi.

È imparare a “perdere tempo”osservando la bellezza della natura che ti circonda nonostante la terra secca, è stupirsi davanti alla maestosità dei baobab, alla meraviglia del sole rosso che cala oltre l’orizzonte, all’eleganza di quei piccoli uccellini con le piume blu. È però anche imparare a dare il giusto valore al tempo…noi sempre di corsa dobbiamo fare i conti con l’african time: non tutto è regolato dallo scorrere dei minuti sull’orologio, ma dal tempo che si dedica a ciò che si sta facendo, alle relazioni che si stanno costruendo.

Africa è soprattutto incontri che ti riempiono il cuore.Porto nel cuore tante persone, l’elenco sarebbe infinito. Che bello ritrovare tanti “vecchietti” della mensa di cui ricordi le storie, bambini che hai conosciuto da piccoli e ora sono adolescenti e ti riconoscono. Che bello riuscire a strappare un piccolo sorriso ad Irene, sempre seria e triste. Ma non tutti gli incontri sono allegri: ci si trova a condividere la tristezza di un amico per la perdita del fratello, a cercare di dare un senso ai racconti di vita spesso drammatici di chi trovi nel villaggio, ti chiedi il perché di tanta sofferenza.

Ed in fine, ciò che ha accompagnato tutto il mese è la condivisione della quotidianità con le suoreche con la loro disponibilità e semplicità ci hanno accolto a casa loro e ci hanno fatto partecipi della loro vita. Sono una presenza importante e riconosciuta nella comunità di Veyula, per il loro impegno nel dare assistenza a chi incontrano e nell’evangelizzazione di piccoli e grandi.

Per tutto ciò che è l’Africa per me, posso solo dire grazie.

Chiara Banfi