«Sarò grato in eterno a Simon Pietro per quella domanda intrigante. Non avevo in precedenza gran simpatia per lui, a causa di quella sua goffaggine da pescatore che si portava addosso e quel voler essere sempre il primo, ma fu lui, inconsapevolmente, a donarmi un’esperienza di intimità con Te, Gesù, che mi diede forza poi di seguirti “da vicino” fino ai piedi della Croce. Mentre ponevo la domanda sull’identità del traditore, e mi stendevo sul tuo petto per sussurrarti all’orecchio qualcosa e ricevere un segreto, mi fermai un attimo attratto dal suono del tuo cuore.
Istintivamente chiusi gli occhi per concentrarmi… e caddi in un sonno profondo, inspiegabile, misterioso. In un attimo si attutirono i rumori della mensa, il tintinnare delle posate, il chiacchiericcio fastidioso dei compagni, il versare del vino dai boccali nei calici di creta, l’ululare del vento di marzo sotto la porta della sala e alle finestre sconnesse. Tutti risero di me, Tu mi ponesti una mano sul capo come si fa con i bambini. Fu quella la mia prima sensazione: essere tornato bambino … Poi fui attirato dal battito del Tuo Cuore come dalla bocca di un vulcano in eruzione e fui invaso dalla lava incandescente del Tuo Amore in cui naufragai. Mi vidi con i tuoi occhi, guardai Pietro, Andrea, Filippo e gli altri undici dall’ottica dell’Amore: mi sentii amato come mai avevo scoperto prima e fu tale la gioia che provai che rischiai di morirne. Al pari mi furono chiari i nostri egoismi, le nostre grettezze, quelle schermaglie di stupida gelosia che serpeggiavano tra noi e ci dividevano facendoTi soffrire. Fui atterrito dalla mostruosità dei nostri cuori, anche del mio che tutti ritenevano il migliore. Ebbi brividi che fecero tremare le mie fragili spalle, ma provai ad avvicinarmi sempre di più a quel fuoco e mi sentii ristorato. Tu mi amavi e mi perdonavi ogni istante ed io non avevo nulla da temere. Solo allora, perdonami, sentii in bocca e nell’anima il sapore di quel pane che avevi spezzato e distribuito a tutti, il retrogusto di quel vino che avevi fatto passare nel calice perché ne bevessimo. Compresi che ci avevi fatto un Dono immenso che avrebbe travalicato i secoli e sfamato miliardi di uomini e donne: io solo, e fu grazie a quel sonno-preghiera, ebbi la percezione della solennità di quell’ora che sarebbe diventata memoriale perenne … e che di lì a poco avresti dato TUTTO per noi e per il mondo.
Nel sonno, come mi accadeva da bambini, cominciai a piangere nel paragonare il Tuo Amore sconfinato alle nostre grettezze e ti chiesi perdono per me, per Pietro, per Matteo, per tutti, anche per Giuda che aveva dato inizio ad una lunghissima serie di comunioni sacrileghe. Mi fu chiaro il passato da Adamo ad Abramo, da Davide a Giuseppe che tutti credevamo tuo padre. Mi fu raccontato il futuro, la Chiesa, l’Eucaristia, i secoli. Fu bello vedere il cosmo e la storia nella prospettiva del Tuo Cuore…» (cit. S.E. Mons. A. Aiello)
Sono io, il tuo discepolo amato
Il quarto Vangelo introduce – a partire dal capitolo XIII - la figura del discepolo amato, che la Tradizione ha da sempre identificato con Giovanni, apostolo ed evangelista. In realtà questo discepolo è anonimo e quando nella Scrittura non si fa il nome di una persona, non è per dimenticanza bensì perché… A QUEL NOME IO POSSA SOSTITUIRE IL MIO! In altre parole, il discepolo amato… sono io! Ma chi è questo discepolo amato?
- Gv. 13, 21-25: è colui che reclina il capo sul petto di Gesù ed ascolta i battiti del suo cuore. È colui che sa riposare in Dio, nel sonno della preghiera; è colui che ha un rapporto profondo ed intimo con Dio.
- Gv.18-19: è colui che segue Gesù durante la sua passione. Gli altri discepoli, compreso Pietro seguono Gesù “da lontano”, mentre egli gli è a fianco, fin sotto la Croce. È un discepolo autentico, senza se e senza ma.
- Gv 19, 25-27: è colui che accoglie Maria, la Madre nella sua casa, ossia nella sua vita, rende partecipe Maria delle sue gioie e dei suoi dolori.
- Gv. 20, 1-10: è colui che corre veloce al sepolcro la mattina di Pasqua. corre veloce perché è giovane, ma poi sa anche fermarsi ed aspettare Pietro, l’anziano. E poi “vide e credette”: sa vedere ciò che è essenziale ed è invisibile agli occhi, perché lui guarda tutto con gli occhi -e gli occhiali!- dell’Amore, occhi che scavano oltre le apparenze e penetrano il Mistero.
- Gv. 21: è colui che sul lago di Tiberiade, da lontano, riconosce il Signore! Ha “occhi d’aquila”, gli occhi dell’Amore!