Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.
Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra. (Matteo 13, 44-46)
Il Vangelo di oggi dice che cosa è davvero il cristianesimo. Non una religione, una dottrina, una morale. Non una filosofia, un pensiero, un’idea. Non un catechismo, delle regole, dei divieti, dei comandi e comandamenti. No.
È un’avventura, un cercare ed un trovare ma anche un essere trovati senza aver cercato, nel bel mezzo del quotidiano. È una sorpresa, una gioia che ti nasce nel cuore, nel bel mezzo della fatica, fuoco che dà vita ai tuoi giorni.
È rischiare, è vendere tutto, è riiniziare daccapo, è mettersi in gioco, è fare pazzie, è vedere l’invisibile. E lasciare. E partire.
Questo è il Regno dei Cieli, tesoro nascosto e perla preziosa, piccolo seme che ti nasce nel cuore, briciola di lievito che produrrà pani profumati. È vedere con gli occhi del cuore che Qualcuno da sempre mi vede, mi ama, mi accoglie così come sono e si prende cura di me. Che per me ha fatto pazzie e continuerà a farne. Che non chiede nulla in cambio se non che io sia felice. Amando. Che io sia felice sin da ora, nelle fatiche del quotidiano, nel dolore, anche nella morte. Perché Lui è ovunque e a tutto dà senso, un senso adesso, un senso subito, un senso nascosto nelle pieghe degli eventi.
La più grande menzogna del pensiero occidentale è stata quella di farci credere che il cristianesimo fosse l’oppio dei popoli, una droga per non pensare, un tranquillante per illudere, un palliativo per rimanere fermi. Quando invece è proprio il contrario, perché il tesoro trovato ti spinge all’azione, alla compravendita, ti fa correre, ti mette in moto, ti riempie di gioia. Non perché da adesso in poi vivrai in discesa, senza pensieri, divertendoti (il divertissment, lo diceva già il Filosofo quattro secoli fa, quello è il vero oppio dei popoli), bensì perché anche nel dolore più cupo saprai trovare un senso, un valore, una cosa bella. Sì, Bella.
Bella come quando Francesco baciò il lebbroso e l’amaro divenne dolce. O come quando Iňigo de Loyola lesse il Vangelo ed il dolore divenne gioia. O come quando Edith divorò in una notte l’autobiografia di Teresa e la verità ricercata nella fenomenologia divenne Verità incarnata nella storia degli uomini. O come quando Vincenzo entrò nel tugurio ed il desiderio di una vita facile divenne il sogno di una vita felice. O come quando Lorenzo fu mandato a Barbiana e l’esilio divenne esperienza di liberazione per sé e per gli altri. O come quando Andrea partì per la Turchia e la solitudine di Trabzon divenne pienezza dello Spirito. O come quando Chiara si ammalò di tumore ed il giogo del Signore divenne dolcezza infinita. O come quando io, da oggi, ancora una volta e spero per sempre mi rimetto a scavare in cerca di tesori o corro per vendere la perla preziosa troppo a lungo trattenuta nel pugno della mano.