Curia Generalizia
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31 maggio. La Chiesa celebra la Festa della Visitazione, la festa di Maria che, alzatasi in fretta, parte per portare la Lieta Novella che sta crescendo dentro di lei ad Elisabetta e...al mondo intero! Questa Festa ci ricorda che anche noi, come Maria, siamo chiamate ad alzarci, uscire, andare, annunciare. Che ogni chiamato è anche un inviato. Un missionario! Buona Festa missionaria della Famiglia di Madre Antonia!
Auguri missionari da Istanbul! Auguri missionari from Lebanon
(...continuazione dell'articolo pubblicato nella rubrica Magistero - SCIC n. 2/marzo-aprile 2021)
II.“La sapienza dei racconti biblici”: i grandi racconti biblici descrivono quale sia il rapporto dell’essere umano con il mondo secondo il piano di Dio mostrandoci “l’immensa dignità di ogni persona umana…e come l’amore del tutto speciale che il Creatore ha per ogni essere umano gli conferisce una dignità infinita” (San Giovanni Paolo II). “Siamo stati concepiti nel cuore di Dio. Ciascuno di noi è voluto, ciascuno è amato, ciascuno è necessario” (Benedetto XVI).
I racconti della creazione del libro della Genesi “suggeriscono che l’esistenza umana si basa su tre relazioni fondamentali strettamente connesse: la relazione con Dio, quella con il prossimo e quella con la terra”. Il peccato ha comportato la rottura di queste “relazioni vitali” ed “ha distorto anche la natura del mandato di soggiogare la terra e di coltivarla e custodirla”.
L’antropocentrismo biblico, poiché “la terra ci precede e ci è stata data”, ci invita a coltivare e custodire il giardino del mondo, ma per effetto della rottura dell’armonia edenica conseguente al peccato, può trasformarsi in un antropocentrismo dispotico o deviato nei confronti dei beni del creato. Oggi più che mai l’essere umano, per evitare un uso disordinato delle cose, “è chiamato a rispettare il creato con le sue leggi interne poiché il Signore ha fondato la terra con sapienza”.
Nel profondo simbolismo degli antichi racconti di Caino e Abele e nel racconto di Noè “era già contenuta una convinzione oggi sentita: che tutto è in relazione, e che la cura autentica della nostra stessa vita e delle nostre relazioni con la natura è inseparabile dalla fraternità, dalla giustizia e dalla fedeltà nei confronti degli altri”.
La predetta convinzione se autentica e profonda, come insegnano i Salmi ed i Profeti, ci conduce e ci eleva alla dimensione della lode e dell’adorazione di Dio Onnipotente e Creatore.
Attraverso la contemplazione di questo mistero dell’universo “composto da sistemi aperti che entrano in comunicazione gli uni con gli altri, possiamo scoprire innumerevoli forme di relazione e partecipazione” nelle quali “la presenza divina, che assicura la permanenza e lo sviluppo di ogni essere, è la continuazione dell’azione creatrice”. “Il traguardo del cammino dell’universo è nella presenza di Dio che è stata già raggiunta da Cristo risorto, fulcro della maturazione universale”.
“L’insieme dell’universo, con le sue molteplici relazioni, mostra al meglio la ricchezza inesauribile di Dio…Per questo, abbiamo bisogno di cogliere la varietà delle cose nelle loro molteplici relazioni. Dunque, si capisce meglio l’importanza ed il significato di qualsiasi creatura, se la si contempla nell’insieme del piano di Dio. Questo insegna il Catechismo: l’interdipendenza delle creature è voluta da Dio”.
“…Essendo stati creati dallo stesso Padre, noi tutti esseri dell’universo siamo uniti da legami invisibili e formiamo una sorta di famiglia universale, una comunione sublime che ci spinge ad un rispetto sacro, amorevole, umile…Questo non significa equiparare tutti gli esseri viventi e togliere all’essere umano quel valore peculiare che implica allo stesso tempo una tremenda responsabilità. E nemmeno comporta una divinizzazione della terra...Non può essere autentico un sentimento di intima unione con gli altri esseri della natura, se nello stesso tempo nel cuore non c’è tenerezza, compassione e preoccupazione per gli esseri umani...Tutto è collegato. Per questo si richiede una preoccupazione per l’ambiente unita al sincero amore per gli esseri umani e un costante impegno riguardo ai problemi della società”.
“Il principio della subordinazione della proprietà privata alla destinazione universale dei beni e, perciò, il diritto universale al loro uso, è una regola d’oro del comportamento sociale e il primo principio di tutto l’ordinamento sociale”. San Giovanni Paolo II ha spesso ricordato questa dottrina nella Lettera Enciclica Laborem excercens, nella Lettera Enciclica Centesimus Annus, nella Lettera Enciclica Sollicitudo rei socialis, ed in diversi Discorsi, Omelie e Messaggi.
“Nei dialoghi con i suoi discepoli, Gesù li invitava a riconoscere la relazione fraterna che Dio ha con tutte le Sue creature, e ricordava loro con una commovente tenerezza come ciascuno di esse è importante ai Suoi occhi. Il Signore poteva invitare gli altri ad essere attenti alla bellezza che c’è nel mondo perché Egli stesso era in contatto continuo con la natura e le prestava un’attenzione piena di affetto e di stupore…Gesù viveva una piena armonia con la creazione e gli altri ne rimanevano stupiti. Era distante dalle filosofie che disprezzavano il corpo, la materia e le realtà di questo mondo”. Alla luce del prologo del Vangelo di Giovanni (1, 1 – 18) è bene ricordare che “dall’inizio del mondo, ma in modo particolare a partire dall’incarnazione, il mistero di Cristo opera in modo nascosto nell’insieme della realtà naturale, senza per questo ledere la Sua autonomia...Il Nuovo Testamento non solo ci parla del Gesù terreno e della Sua relazione tanto concreta ed amorevole con il mondo. Lo mostra anche risorto e glorioso, presente in tutto il creato con la Sua Signoria universale.... Gli stessi fiori del campo e gli uccelli che Egli contemplò ammirato con i Suoi occhi umani, ora sono pieni della Sua presenza luminosa”.
“Tutto è in relazione” è un’affermazione tanto insistentemente ripetuta non solo nel Vangelo della Creazione da sembrare un ritornello che attraversa tutta la Laudato Si’. Nel sottolineare tale verità Papa Francesco pare voglia ulteriormente approfondire il senso ed il significato dell’”ecologia integrale” già tratteggiata da Benedetto XVI nella Caritas Veritate. Si tratta di scoprire che, come è stato felicemente osservato, “diventando integrale, l’ecologia aggiunge alla dimensione orizzontale dell’interdipendenza una dimensione verticale che unisce la vita materiale alla vita spirituale: la rosa trova il suo compimento solo nell’essere coltivata e cantata dall’uomo, e l’uomo trova nella rosa di che cantare la bellezza della donna fino alla Vergine Maria, Rosa Mystica” (Fabrice Hadjadj). [1] Occorre riconoscere che l’esteriorità e l’interiorità sono intimamente legate tra loro: “I deserti esteriori si moltiplicano nel mondo perché i deserti interiori sono diventati più ampi” (Benedetto XVI).
Papa Francesco (n. 217) dopo aver citato tale famoso ed urticante passaggio dell’omelia del Suo predecessore pronunciata per il solenne inizio del Suo ministero petrino (24.04.2005), ci ricorda che “la crisi ecologica è un appello a una profonda conversione interiore…la quale comporta il lasciar emergere tutte le conseguenze dell’incontro con Gesù nelle relazioni con il mondo che ci circonda. Vivere la vocazione di essere custodi dell’opera di Dio è parte essenziale di un’esistenza virtuosa, non costituisce qualcosa di opzionale e nemmeno un aspetto secondario dell’esperienza cristiana”.
L’insegnamento di Papa Francesco al riguardo è davvero di una chiarezza adamantina: la conversione ecologica fa parte della conversione più intima perché “come non si può amare un poeta senza amare e promuovere la sua poesia, non si può amare il Creatore senza amare e proteggere la Sua Creatura” (Fabrice Hadjadj). [2]
® Infine, a nessuno può sfuggire ed è comunque importante segnalare che il titolo della Lettera Enciclica rimanda alla figura di san Francesco d’Assisi a cui il Papa dedica i paragrafi 10,11,12 e del quale al paragrafo 87 trascrive il bellissimo cantico poiché “Quando ci si rende conto del riflesso di Dio in tutto ciò che esiste, il cuore sperimenta il desiderio di adorare il Signore per tutte le Sue creature e insieme ad esse”.
San Francesco, superando fuorvianti e talora irriverenti interpretazioni, ci viene proposto come “modello per una sana relazione con il Creato, come una dimensione della conversione integrale della persona. Questo esige anche di riconoscere i propri errori, peccati, vizi o negligenze, e pentirsi di cuore, cambiare dal di dentro...D’altra parte Francesco, fedele alla Scrittura, ci propone di riconoscere la natura come uno splendido libro nel quale Dio ci parla e ci trasmette qualcosa della Sua bellezza e della Sua bontà…Il mondo è qualcosa di più che un problema da risolvere, è un mistero gaudioso che contempliamo nella letizia e nella lode”.
Uno degli autori che ha maggiormente colto e penetrato in profondità il messaggio rivolto da San Francesco ad ogni uomo è Gilbert K. Chesterton il quale così scrisse: “San Francesco era soprattutto una persona che sapeva dare e la cosa che più gli stava a cuore era il miglior modo di dare: cioè ringraziare… di lui si può dire che ha scritto un trattato dell’accettazione, un trattato della gratitudine. Francesco capiva fino in fondo la teoria del ringraziamento il cui fondamento è un abisso senza fine…”. [3]
Per concludere, nell’audacia e nel candore di San Francesco penso che chiunque possa cogliere l’eco e quasi una prefigurazione del sapore dell’umiltà della Beata Madre Antonia e del Suo esemplare carisma della gratuità.
[1] Perché dare la vita a un mortale & altre lezioni italiane pag. 204.
[2] Op. cit. pag. 205.
[3] San Francesco d’Assisi pag. 151.
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